29 set 2014

Gli alberi che camminano

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Dalla rubrica domenicale "Quaderno di Campo" del Quotidiano.
Gli "alberi che camminano". 
Quotidiano,  28/07/2014

In un giorno di maggio mi fermo a prendere un caffè in un bar lungo una strada interna a confine tra Basilicata e Calabria. Un confine naturale segnato dal fiume Sinni che in silenzio si trascina, fino alla foce del Mar Jonio, le storie che il Monte Papa ascolta dalle genti del Tirreno.
Ed è stato qui che per la prima volta ho sentito parlare degli “alberi che camminano”.
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9 set 2014

i salti e i falò; san Giuseppe

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Volentieri ospito alcuni spunti e appunti di Anna e Antonio Salfi 

19 marzo: Festa di S.Giuseppe 

 E’ una festa popolare vera e propria, una festa della gente comune e non certo del “palazzo”, perché, seduti intorno ai fuochi, con le guance arrossate dalle fiamme dei grandi falò, c’è la gente comune dei quartieri, intenta a recitare il rosario in onore di S.Giuseppe. 

Alle preghiere le donne alternano brevi canti religiosi, mentre gli uomini continuano ad alimentare le fiamme. 
E, quando queste si rendono meno pericolose, ecco arrivare giovani e ragazzi che, incuranti di ogni rischio, saltano a più riprese i falò, anche con l’intenzione di catturare l’attenzione di qualche giovane ragazza. 
 I saltatori di S.Giuseppe ripetono le loro esibizioni anche in altri quartieri incuranti della sacralità della cerimonia per come vissuta dalle donne che fanno corona ai falò, mentre gli uomini continuano ad alimentare le fiamme con le frasche di ulivo accatastate lì intorno. 

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5 set 2014

AAA: un sogno collettivo cercasi

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4 Settembre 1970: Il Cile elegge presidente Salvador Allende.
Non pensiate che questo ricordare un personaggio come Salvador Allende sia una fuga dalla realtà, ma oggi, ad anni di distanza, mi rendo conto che la malinconia avvolge il nostro mondo contemporaneo.
Una malinconia di fondo, inconsapevole, forse, impegnati a cibarci dei tanti surrogati emotivi.

Abbiamo la percezione dell'onnipotenza che si poggia su uno strato di impotenza.
La tecnologia e la tecnica ci illudono che quasi tutto ci è permesso, volare, curare malattie, allungare la vita, essere belli e profumati e magari depilati, girare una parte del mondo in un amen e in meno di un amen comunicare con la restante parte.

Questo senso di potenza, però,  ci ha reso anche in parte orfani, arricchendoci di materialità e di surrogati e facendoci smarrire la via del sogno, dell'onirico.
Abbiamo smesso di immaginare, di assaltare il cielo.
Abbiamo smesso di avere un sogno collettivo.

Oggi io non ricordo solo Salvador Allende, oggi rimpiango la perdita di un sogno collettivo.

Era il 4 settembre 1970 e Allende è eletto democraticamente. ma poi l'11 settembre del 1973un colpo di stato organizzato da chi aveva paura del sogno butta un intero popolo in un incubo durato anni e costato migliaia di morti e prigionieri.





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4 set 2014

mai visto il mare ma non perdere le montagne

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"Non avevo mai veduto il mare. 
Molte altre cose avevo visto, forse troppe. 
Uomini avevo visto, forse troppi. Ma il mare mai. 
E perciò non avevo ancora compreso nulla, non avevo capito assolutamente nulla. 
Come si può capire qualcosa della vita, e capire a fondo se stessi, se non lo si è imparato dal mare? 
Come si può comprendere gli uomini e la loro vita, il loro vano sforzarsi e il loro inseguire mete bizzarre, prima di aver spaziato con lo sguardo sul mare, che è sconfinato e basta a se stesso?"
Così scriveva Federico Garcia Lorca.

Ma chi non ha visto e vissuto le montagne ha perso altrettanto. 
Chi non ha conosciuto i suoi silenzi densi, i suoi boschi antichi sempre vitali, chi non ha percorso i suoi sentieri nascosti e la simbiosi dei suoi borghi e dei suoi uomini, chi si è privato dei suoi panorami, dei suoi paesaggi, dei suoi odori, delle sue paure ataviche, si è privato anche di storie, di energie ma sopratutto ha permesso che si estinguesse una parte di se stesso. 
La parte di se stesso più aspra e nascosta ma al tempo stesso la più intima e confidenziale.



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3 set 2014

L'Islam ci appare estraneo e nemico. Eppure...

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L'Islam ci appare estraneo e nemico. Eppure si può scorgere nelle nostre antiche strutture urbanistiche



Percorrendo la nostra penisola, specie nella sua parte centro-meridionale, e la Sicilia si possono ancora oggi riscontrare tracce di influenze o relazioni culturali tra il nostro Paese e il Mediterraneo islamico. Tali tracce riguardano alcune caratteristiche architettoniche quali, ad esempio, le coperture a volta delle case, le cosiddette volte estradossate, nei tre tipi fondamentali (a botte, a crociera e a padiglione o ribassata) diffusi dal litorale vesuviano ed amalfitano fino a Pantelleria, a Lampedusa ed alle isole egee. Formidabili affinità si riscontrano, infatti, fra la Marina Vecchia Corricella di Procida e il paese di Ia, sull’isola di Santorini, nell’arcipelago egeo delle Cicladi. Ma forti relazioni tra noi e l’Islam s’intravvedono anche in altre caratteristiche urbanistiche generali, e tipiche anche, di insediamenti appenninici e interni. Fra queste ultime ricordiamo il tessuto viario gerarchizzato e articolato in trame irregolari o quello capillare residenziale a vicoli ciechi e cortili. Peculiarità che sono presenti non solo in Italia ma anche in Grecia e Spagna.

Tutte queste caratteristiche islamiche sono presenti sia nei paesi che nelle realtà urbane, nelle quali sono relegate in ambiti appartati delle aree storiche. Fanno eccezione alcune significative eccezioni nel nostro Mezzogiorno. A Napoli, per esempio, un insediamento di matrice islamica, anche se sorto già in epoca  vicereale e borbonica, è rappresentato dalla zona di Via Francesco Saverio Correra, popolarmente nota come Cavone a piazza Dante. E insediamenti simili sono i Vergini, nei pressi della Sanità, Borgo Sant’Antonio Abbate, ecc.

La caratteristica dei vicoli-cortili si possono trovare anche in paesi dell’entroterra partenopeo, come AfragolaFrattamaggioreAversa, Casal di Principe, noti come agglomerati compatti di case a corte. Una struttura urbanistica che emerge senza soluzione di continuità fino al limitare della piana campana nell’area appenninica: basta percorrere la strada che da Caserta, attraverso CaiazzoAlvignano e Piedimonte Matese, arriva ai confini del Molise.

Osserva lo storico Giuseppe Galasso:
"Le caratteristiche degli insediamenti appenninici (…) non sono poi così lontane, nello spirito che ispira la loro casualità, dall’aggregato labirintico delle medine e dei rabat musulmani, così come si ritrovano da noi, nei centri costieri”.

Tursi (MT) quartiere Rabatana
C’è dunque una continuità non solo tra vari tipi edilizi (casa costiera a volta, casa di pianura a corte, dimora appenninica con copertura a tetto di tegole), ma soprattutto tra gli insediamenti della costa, le città contadine delle pianure e i borghi appenninici, i famosipresepi dell’interno. E questa continuità è confermata anche dalla toponomastica. Basti pensare alla Rabatana di Tursi e alla Ràbata di Tricarico (con il rione gemello chiamato non a caso Saracina), zone storiche di due centri lucani non costieri che hanno esattamente lo stesso nome della Capitale del Marocco.

Tursi (MT), quartiere Rabatana, particolare
Tutto questo dimostra che nella storia del Mediterraneo ci sono stati continuamente contatti e influssi reciproci tra le popolazioni che hanno creato molte affinità tra di loro. Ma le affinità sono dovute soprattutto a somiglianze di natura ambientale e climatica. Nel caso specifico dell’architettura ci troviamo certamente di fronte ad un’interessantissima fusione fra questi due tipi di somiglianza, fedele specchio ed ulteriore conferma della complessa identità geografica e umana del Mare Nostrum.

Ai nostri bambini, nelle scuole, tutto questo non viene raccontato in nome di una visione neoautarchica della nostra economia. Ma la storia ci dice che le tipicità sono frutto di continue contaminazioni culturali, favorite dagli scambi economici e dalle pratiche di accoglienza e mutuo aiuto.

L’identità si riconosce nell’alterità e l’ospitalità è più antica di ogni frontiera. 
Ringrazio Alfonso Pascale per aver concesso a questo blog di riproporre un suo scritto.
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P.S.: Basilicata le Rabatane sono presenti a Tricarico, Tursi, Pietrapertosa e Abriola. (NdB)



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