30 apr 2014

La porta socchiusa

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Leggo su Facebook un post di Anna dal titolo "La porta socchiusa".
E' un post intenso, una storia vera raccontata da Anna e suo padre Antonio, maestro elementare ormai in pensione, memoria storica di una comunità e sopratutto una grande persona.
E ringrazio Anna e suo padre Antonio per aver salvato questa storia dalle sabbie del tempo e della dimenticanza.
Pensando a loro mi viene in mente proverbio arabo che dice: "beato colui che riesce a dare ai propri figli ali e radici."

Ecco il post che Anna mi ha gentilmente permesso di pubblicare:

Durante l’inverno del ‘44 una vecchietta di circa settant’anni vendeva ai passanti di Piazza Garibaldi castagne arrostite. 
Magra e smunta aveva predisposto a fornello d’occasione una vecchia latta sulla quale poggiava una padella appositamente forellata per le sue poche caldarroste, certo un’ originale attività per un paese del Sud.
La particolare foggia della padella con i suoi tanti fori diventeranno nel tempo, come spesso avviene nei piccoli borghi, oggetto di un detto che proferito a mò di minaccia in
occasione di liti accese e violente suonerà così:“ Tagghia fà u piett com a’ varola d’a Giacumb”.
“Zia” Grazia Venezia – così si chiamava la donna – raccoglieva di giorno piccoli pezzi di legno e arbusti rinsecchiti non molto più in là della sua abitazione e con questi alimentava un fuocherello flebile e stanco. 
 Era questa l’unica sua fonte di sostentamento di cui viveva in assenza del figlio Carmine partito per la guerra sul fronte russo. 
Riusciva così a sopravvivere a stento nella fiducia che il figlio potesse rientrare a casa sano e salvo.
Quel semplice e doloroso barlume di speranza non avrebbe avuto – tuttavia – un riscontro positivo. Alla povera donna, proprio all’indomani della fine della
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27 apr 2014

Il Mietitore Lucano

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Il Mietitore lucano
Ogni tanto spunta in giro quest'immagine. "Ma chi è?"-mi chiedevo ogni volta. 
Cerco e trovo che il dipinto è intitolat0 "IL MIETITORE LUCANO" e l'autore è un artista meridionale ( di Ruvo del Monte in provincia di Potenza) .Scopro che il suo nome è anche legato a Michelangelo Buonarroti.

Vado sul Dizionario dei Lucani e leggo la sua scheda che trascrivo di seguito.

TOZZI,  Piero                         Ruvodel Monte (PZ), 1883  -  Firenze, 1961
 Profilo biografico: Antiquario, Pittore.
Non si hanno notizie della sua infanzia. Lo troviamo  già a Napoli nel 1899 iscritto all’ Accademia di Belle Arti per apprendere le tecniche di pittura. Tra i suoi maestri vi è Domenico Morelli (1826-1901), uno dei più importanti artisti napoletani dell’Ottocento, Michele Ammarano (1835-1920), il cui stile era molto vicino al ‘realismo sociale’ praticato da un settore
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26 apr 2014

Omaggio al Super Santos

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Foto di Repubblica
Chi della mia generazione non ha mai dato un calcio al Super Santos?

Io me lo ricordo che costava 500 lire e si vendeva al negozio di alimentari.

Mi ricordo del vento che gli faceva fare traiettorie impossibili, copiate anni dopo dai vari Holly e Benji.

Ricordo le vetrine rotte e i salti nei fossi a recuperarlo.

Ricordo le macchine che si fermavano per strada perchè si sapeva che se sbucava un pallone prima o poi sarebbe passato un bambino a inseguirlo.





Ricordo che per una forza misteriosa  si incastrava sempre sotto l'unica macchina parcheggiata e che sembravamo marines per come eravamo bravi a scivolare sotto l'auto e per come ne uscivamo macchiati di di olio e polvere.

Foto di Repubblica
Ricordo gli anziani che esasperati uscivano di casa con una forbice; sembravano Edward mani forbice che sognavano una palla piuttosto che una siepe.

Mi ricordo delle pietre a segnare i limiti di una porta e il campo che iniziava e finiva a piacere.
E che si tirava il tocco per decidere chi doveva stare in porta che poi il portiere non stava mai in porta perchè era un portiere volante.

E che le partite duravano una vita e terminavano con" chi segna vince" anche se eri sotto 20 a 1.


Mi ricordo che si faceva la colletta per comprarlo.
Ricordo gli "ohhh" e i  "E mò?" quando finiva su un balcone nemico, e si ricominciava la colletta.

Poi arrivarono i cugini dalla Germania e portarono il pallone in cuoio.







VEDI GALLERIA FOTOGRAFICA DI REPUBBLICA Share

8 apr 2014

Il lupo e il bosco sacro

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Lupo tra i boschi del Pollino
Il lupo e il bosco sacro #pollino #basilicata foto di Parco Nazionale del Pollino 

Nella mitologia più antica, il lupo possiede due polarità distinte: una solare e maschile, legata ai culti di Zeus e di Apollo e Marte, e una lunare, femminile, legata al culto di Artemide e di altre divinità. 

Come incarnazione di Marte, rappresentava il lato distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. 
Apollo è anche la divinità a cui era consacrato il Pollino e sua dimora, da cui il nome.
Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: forse l’origine della parola “liceo”.



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4 apr 2014

Le donne di piombo

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"Donne di Piombo: le antenate delle brigatiste degli anni Settanta. Si chiamavano Michelina, Filomena, Maria, Marianna… donne passate alla storia come le “Brigantesse”. Donne giovani e spietate, con vaghi ideali politici, che dopo il 1860, in un’Italia appena unita, imbracciarono il fucile e si misero a capo di bande di briganti con cui contesero il controllo delle regioni dell’ex Regno delle Due Sicilie all’esercito italiano. La loro storia, quasi sempre dall’epilogo drammatico, può essere raccontata grazie alla ricostruzione delle vicende che videro protagoniste alcune famose donne brigante..." 
Perchè brigatiste e non partigiane? Semplice, perchè in entrambi i periodi si combattè una guerra civile che nessuno mai definì tale anche se loro era nei fatti!














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