7 gen 2013

Da Kerouac alla #BasilicataSacra, ovvero Capodanno in un Motel Bar con sconosciuti

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Per buona parte della mia vita sono stato innamorato di Jack Kerouac e Allen Ginsberg.
On The road e Juke box all'idrogeno erano i miei vangeli.
Ricordo ancora i versi iniziali di Urlo "Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba …"
Ho viaggiato giungendo in posti diversi dalla meta iniziale; deviando e modificando, seguivo il corso degli eventi o più semplicemente andavo dove la strada voleva. O almeno così credevo.
Ho viaggiato in tutti i modi tranne che in bicicletta. Il percorso è sempre stata l'essenza
del viaggio. Quasi sempre solo. Mi guidavano Neil Young, Morrison e successivamente i Modena City Ramblers. Avevo sviluppato una tecnica scientifica per l'autostop. Sapevo dove e come. E che io ricordi è successo una sola volta che dovetti farmi decine di chilometri a piedi, tra l'Algarve e Andalusia. Ma è stata l'unica volta. Ho sempre cercato il viaggio e il viaggio ha cercato me. Ora da un po' di tempo , nonostante ci
impieghi tutta la scienza e la costanza cercando di invecchiare senza maturità ( per dirla alla Guccini) non mi viene così facile, e il viaggio credo abbia scelto altri compagni. Più giovani e più liberi e soprattutto ancora tanto incantati dalla vita.

Insomma per non tirarla per le lunghe e per non saltare di palo in frasca, pochi giorni fa mi è ricapitata una esperienza simile ad altre già vissute ma che avevo rimosso e abbandonato in un angolo dei ricordi.
Il giorno di san Silvestro, cioè 31 dicembre, dovevo andare a Roma per fare un "servizio". -Devo fare "un servizio" - cosí ho detto a mia madre che ormai conosce i miei servizi e come sempre mi ha risposto: " Mi raccomando sparisci di nuovo!!!" Ah le mamme. Come sempre mio padre mi ha semplicemente osservato in silenzio, dicendomi molto. Alla mia compagna e alla mia piccola ho spiegato che difficilmente sarei stato con loro a festeggiare il nuovo anno e ho dovuto rispondere agli infiniti perché di una bambina che si affaccia nel mondo delle domande senza risposte. Il sorriso complice della mia compagna mi ha riempito il cuore.
La mattina prendo il primo treno per Roma e lascio la invernale città di Potenza. - 2 gradi. Fa freddo! Nel mio zainetto ci sono macchinette fotografiche , Ipad, smartphone di riserva e carica batteria a seguito.
Devo raggiungere Piazza San Pietro dove la Basilicata Sacra  è protagonista di questo Natale proprio nel centro del Vaticano.
Manufatti e di opere lignea, statue lapidee, immagini, rievocazioni di fede collettiva provenienti dalla Basilicata sono esposte in una suggestiva mostra.
 Oltre tutto questo, nel cuore stesso della piazza c'è un presepe immenso. Un presepe tutto lucano, che il maestro Artese ha creato  rappresentando i Sassi di Matera.

#basilicatasacra e #presepeasanpietro sono i motivo del mio viaggio a Roma, il mio " servizio".

Tanti turisti presenti a San Pietro, tanti nelle stanze della mostra e in tanti a formare una lunga coda per visitare il presepe. Insomma passo la giornata scattando foto, tuittando, e altre cose così per raccontare a chi non era presente quello che stava accadendo. Il tutto si sarebbe concluso con la visita del Papa al presepe. Nel frattempo la polizia mi ferma per ben 3 volte. Chiedendomi il perché del mio gironzolare apparentemente a folle. La terza volta il poliziotto mi ferma mi controlla e esclama: "Ah, ma tu sei quello di Matera?"- Non proprio"- rispondo -"Sono della provincia ." Parliamo del più e del meno, lo invito in Basilicata e gli lascio il mio numero. Alla fine diventa il mio punto di riferimento all'interno della piazza.
Incontro lucani e compaesani. Li riconoscevo senza vederli. Sentivo provenire dalle spalle un " Uagliò"! e capivo che era qualcuno del mio paese che aveva deciso di festeggiare il capodanno a Roma. La giornata passa, tra polizia, Madonne lignee, immagini sacre e spirituali, e qualche conoscente tra la folla che con il viso sorpreso,ma mica tanto, mi riconosceva. I lucani sono dappertutto e tra noi un po' ci si conosce un po' tutti!!! Tra un foto e un tweet sono sempre in attesa dell'arrivo del Papa. Arriva la sera e la magia del presepe diventa indescrivibile. Intanto la piazza si anima in maniera diversa. Fanno sgomberare, attrezzano, sistemano cordoni di sicurezza. Chiaro segnale che il Papa è in arrivo.


E arriva sulla sua papa mobile, anticipato da un onda di cameraman e fotografi, cardinali e vescovi e naturalmente da uomini del servizio di sicurezza.
Scende saluta le autorità, prega davanti al presepe epoi lo osserva lungamente il presepe mentre parlotta con il maestro Artese e va via.
Andano andando, volge la testa indietro ad osservare per un ultima volta questo presepe lucano che la notte ha reso intimo e magico più che mai. 





Riesco a svincolarmi dalla folla che mi aveva stretto in un angolo e corro verso la metropolitana. - Forse faccio in tempo ad arrivare e festeggiare il Capodanno con la mia compagna e la mia bambina- pensavo mentre facevo slalom tra la gente e la sigaretta si consumava tra le labbra.

Arrivo alla stazione Termini e prendo il treno direzione Salerno. Da lì avrei aspettato un autobus.
Il treno viaggiava costantemente sopra i 250 km/h ma ormai era chiaro che nonostante tutta quella velocità avrei passato la mezzanotte in viaggio.
Diciamo che mi preparavo ad entrare nel 2013 a tutta velocità!
Arrivo a Salerno e vedo un mini mini bus che fa servizio sostitutivo, per Potenza. L'autista mi chiede il biglietto e ritorna a fumarsi una sigaretta. Io avevo freddo ed ero tutto imbacuccato; ma per l'autista sembrava ottobre e non la notte tra dicembre e gennaio. Indossava solo una maglietta a maniche lunghe e un giubbino smanicato.
Speravo almeno che una volta messosi alla guida non aprisse il finestrino e appoggiasse il braccio fuori Erano quasi le undici e l'autista non sembrava avesse alcune intenzione di salire sul mini mini bus. Esco fuori e mi fumo una sigaretta. Mi viene incontro un tipo basso, paffutto sulla cinquantina e mi chiede se il pullman parte. Gli dico di si e mi chiede se serve anche il biglietto. Gli do il mio che l'autista aveva già controllato. Aveva con sé una custodia di chitarra, uno zainetto e una bottiglia di succo di frutto con dentro della grappa. Anche lui pareva avesse molto caldo. Entra nel bus e si mette a dormire. Lo farà per tutto il viaggio, mentre la sua bottiglietta di vetro di succo di frutta dondolava, ormai vuota, da una parte all'altra del bus. Arriva un altro passeggero. E' accompagnato da una donna dall'età indefinibile. Il viso mostrava un età diversa dal corpo. Lo sguardo sembrava stanco come se avesse vissute già altre vite. Originario dell'est Europa, il suo italiano lo dimostrava chiaramente. Anche lui con un giubbottino. Ha con sé una busta di plastica piena di roba. Si accomoda nel bus vicino a me. Mi cerca con lo sguardo Si avverte che ha voglia di chiacchierare, ma non ho alcuna voglia di conversare e faccio scivolare nel silenzio il suo sguardo. L'autista si decide a salire e mettersi alla guida. Da un'occhiata ai passeggeri e per un attimo esita. Non controlla i biglietti. Decenni di esperienza gli fanno capire che è meglio mettersi in movimento e non cercare contrattempi. In fondo è Capodanno.

Si parte finalmente. Il sedile lo avvolge completamente, sembrano un unico corpo. Accende la radio e una musica house si intromette nel rumore del bus in movimento. Boati e colpi di fuochi si sentono sempre più potenti; la mezzanotte si avvicina. Alla radio, intanto, la musica si interrompe solo per dare spazio a dediche e richieste. Ma chi so sti sciagurati che richiedono brani a quasi mezzanotte del quasi nuovo anno?
Lasciamo la città piena di luci e illuminata da fuochi pirotecnici. I fari del bus aprono uno squarcio nell'oscurità della strada che assorbe anche il gracchiare della radio e il fruscio del bus. Dal finestrino si intravedono le luci di paesi e caseggiati rivestiti da luci natalizie. Lampi colorati si stendono nel cielo. Il mondo fuori dal quel bus si sta preparando a scacciare il vecchio anno e a dare il benvenuto al nuovo. E come in un acquario osservo il mondo fuori che continuamente si colora e poi scompare nel buio. Mi alzo vado dall'autista e gli chiedo se possiamo fermarci a festeggiare il in nuovo anno nel primo bar aperto sulla strada. Siamo entrati in Basilicata oltre che nel nuovo anno.
Ogni paese sembra un presepe, così teneramente accovacciato e aggrappato alla terra e con le luci che ne delimitano i contorni. Per un lucano il presepe è ogni sera; gli basta osservare i propri paesi. Le atmosfere sono magiche, surreali, intime.
L'autista annuisce e dopo qualche chilometro ci fermiamo in un motel, bar, trattoria senza nome su una strada senza auto. Siamo gli unici clienti e la barista osserva senza emozione i festeggiamenti in televisione. Sicuramente avrebbe preferito essere altrove. Nel bar siamo io, l'autista e l'uomo dell'est. Il quarto, quello con la chitarra, dormiva e non c'è stato verso di svegliarlo. Prendiamo tre grappe, e una coca cola per la barista che si unisce al nostro brindisi. Ci scambiamo gli auguri e nel silenzio della strada risaliamo nel bus, ognuno come prima. In lontananza luci colorate e fuochi pirotecnici danzano nel buio.

Non è la prima volta che mi capita di festeggiare un Capodanno in un posto sconosciuti e con sconosciuti, ma l'ultima volta è stata una vita o due vite fa. Se non avessi avuto maestri come Kerouac o Ginsberg, forse questa storia mi avrebbe intristito. Mi ritorna alla mente una frase di Proust ne Alla ricerca del tempo Perduto:" il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi."
Si riparte l'autista riaccende la radio e la musica(?) si mescola ai beep degli sms di auguri. Ormai Roma sembra così lontana.
Il presepe a San Pietro, la Basilicata Sacra, il Papa, il poliziotto, il cupolone, sono ricordi imprecisi. Ritrovo le atmosfere a me familiari, quelle prodotte nel presepe e nelle immagini della mostra. In fondo in fondo non mi sono mai mosso dalla Basilicata e dalla sua sacralità fatta di quotidianità, gesti antichi, sguardi che parlano dritti al cuore, riti, passioni; è una dimensione atemporale che ogni tanto qualcuno prova a fermare in un presepe. Sono arrivato, saluto i miei compagni di Capodanno dai visi confusi che non rivedrò mai più e mi avvio verso casa … trascinandomi tra le strade di una città semplicemente assonnata in attesa della nuova alba. Share

7 commenti to “Da Kerouac alla #BasilicataSacra, ovvero Capodanno in un Motel Bar con sconosciuti”

  • 7 gennaio 2013 alle ore 19:36
    Anonimo says:

    Le inquietudini di fine anno!

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  • 8 gennaio 2013 alle ore 15:00
    Anonimo says:

    bello.....è il più bello che ho letto sul tuo blog. Sei tu, con la tua voglia di viaggiare e di coinvolgere chi ti sta intorno. IO sarei stato zitto zitto e triste sperando di arrivare il prima possibile, tu hai fatto del viaggio il tuo capodanno.

    ciao grande amico mio

    Saverio

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  • 9 gennaio 2013 alle ore 09:33
    Anonimo says:

    Grazie caro Giuseppe per questi momenti di "ritorno" alla mia terra di origine. Peccato che solo adesso la Basilicata comincia ad essere conosciuta... Quando ero giovane e lontana mi sembrava di venire da un mondo che non esisteva... forse per questo ho abbracciato la terra di adozione senza molti rimpianti, ma ora mi rendo conto che invece mi è mancata molto... Tropo tardi, peró! Comunque voglio dirti che scrivi magistralmente le tue impressioni e sensazioni e le trasmetti al punto che mi hai coinvolta suscitando in me una insospettata nostalgia... dopo quasi 60 anni di distacco... ( un distacco apparente, comunque)... Ho letto il tuo capodanno... veramente on the road... Mi congratulo con te, per questa esperienza romana con il testimonio del presepe lucano e per come hai descritto ogni cosa. Grazie. Un abbraccio.

    Lucia Perdicchia
    Buenos Aires ( Argentina)

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    9 gennaio 2013 alle ore 09:34
    Anonimo says:

    Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  • 9 gennaio 2013 alle ore 09:35
    Anonimo says:

    parole intense, come solo una panchina fredda e colorata Sevillana, in fondo, puó raccontare..
    R/C:

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  • 9 gennaio 2013 alle ore 22:14

    "In fondo in fondo non mi sono mai mosso dalla Basilicata e dalla sua sacralità fatta di quotidianità, gesti antichi, sguardi che parlano dritti al cuore, riti, passioni". Territori fisici e luoghi dell'anima. Un post bellissimo, da leggere. Grazie Giuseppe
    Roberta Milano

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  • 9 gennaio 2013 alle ore 22:17
    Anonimo says:

    bellissimo, l'ho letto tutto d'un fiato.
    Antonella Antares

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