8 nov 2010

I banditi d'acqua in Basilicata. Articolo di Les Temps

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Le Temps (in italiano Il tempo) è uno tra più importanti quotidiani della Svizzera in lingua francese, quella zona elvetica detta anche Romandia o Svizzera Romanda.
In questo articolo dal titolo:"En Basilicate, deux tiers de l’eau publique sont volés." Ovvero: In Basilicata due terzi dell'acqua pubblica vengono rubati, si occupa di quel fenomeno di sparizione dell'acqua pubblica ...Non c’è un confine né un segnale stradale. “Stiamo entrando nel Bandito, il quartiere del bandito”...
L'articolo,tradotto da Geopolitica, racconta delle perizie dell'acqua tra le
contrade lucane e della sue mistoriose scomparse.
Non c’è un confine né un segnale stradale. “Stiamo entrando nel Bandito, il quartiere del bandito”, spiega semplicemente, con un sorriso amaro, uno dei geometri dell’Acquedotto Lucano, la società di gestione delle risorse idriche della Basilicata. “Da questo punto in poi, non sappiamo praticamente più dove va l’acqua pubblica. Tra perdite e condotti illegali, sono migliaia i metri cubi che spariscono.”


Su questa collina di fronte a Potenza, il capoluogo assopito di questa regione del Mezzogiorno stretta tra Puglia e Calabria, le piccole case popolari costruite su vecchie fattorie costeggiano qualche villa moderna, alcune delle quali, si dice in città, sarebbero dotate di piscina. Un buon numero di queste costruzioni sono abusive, senza permesso di costruire. Il quartiere del Bandito, così chiamato in memoria dei briganti che, circa un secolo e mezzo fa, vi si erano accampati prima di attaccare i Piemontesi venuti per unificare l’Italia, ha conosciuto il suo splendore dopo il terremoto del 1980, che distrusse una parte della città.


“Bisognava ricostruire”, spiega l’ingegner Michele Folino, specialista dei problemi idrici. “Per incoraggiare la ripresa dell’attività economica attraverso l’edilizia, la gente è stata autorizzata a costruire un po’ dappertutto”. E in qualunque modo. Senza un piano urbanistico né veri e propri controlli. Con, in fin dei conti, dei bilanci idrici che collocano la Basilicata, come l’Italia in generale, tra le zone in Europa con il maggior spreco di acqua. Lo scorso mese, un rapporto del Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche consegnato al parlamento italiano stimava la perdita totale di acqua al 37% a livello nazionale.


Forti di questa constatazione, la Confindustria e il governo Berlusconi hanno scelto di continuare nel processo di privatizzazione delle società pubbliche di gestione delle risorse idriche, provocando, nel corso degli ultimi mesi, un’enorme mobilitazione di cittadini che vogliono organizzare un referendum popolare per bloccare questi progetti. Questi ultimi considerano l’acqua un diritto fondamentale e temono che la privatizzazione di un mercato che rappresenta 8 miliardi di euro susciti gli appetiti dei grandi gruppi mondiali, con degli aumenti indiscriminati delle tariffe.


L’anno scorso più di 92 milioni di metri cubi d’acqua sono stati distribuiti dall’Acquedotto Lucano. Solamente 39 milioni sono stati fatturati. Detto chiaro e tondo, il 58% del totale è “evaporato” dai conti della società pubblica creata nel 2003 e controllata dal Consiglio regionale e dai comuni. A Potenza le cifre sono ancora più vertiginose. “Su 14 milioni di metri cubi distribuiti, ne fatturiamo soltanto 5 milioni”, cioè appena il 36%, riconosce il direttore generale Gerardo Marotta. In media, ogni abitante sprecherebbe 450 litri d’acqua al giorno. “Abbiamo ridotto le perdite di quasi un terzo”, sottolinea tuttavia Gerardo Marotta.


Resta il fatto che a Bandito, come in alcune altre periferie di Potenza, le perdite possono ancora superare il 100%. E tutto ciò nel momento stesso in cui, durante certe estati, di fronte alla siccità e alla calura, la regione si vede ancora costretta a razionare l’acqua, o a chiudere l’acquedotto per qualche ora al fine di riempirne le cisterne. Nonostante ciò, a una ventina di chilometri dalla città, le sorgenti non sono praticamente mai a secco. Il Monte Arioso, la cui cima raggiunge più di 1700 metri, è percorso da una trentina di corsi d’acqua che sono sistematicamente e ingegnosamente canalizzati.


“I condotti sono stati costruiti all’inizio degli anni ’20 e funzionano ancora. A questo livello, e fino alla cisterna della città, ci sono poche perdite. Le canalizzazioni si trovano a 2,5 metri di profondità. Se c’è una perdita, ce ne rendiamo conto molto velocemente controllando la pressione. È allora sufficiente percorrere a piedi tutto il tracciato per identificare la perdita e riparare [la canalizzazione]” commenta Gerardo Grippo, responsabile del servizio di manutenzione.


“Chi dice condotto dice perdita”, fa notare Gerardo Marotta, che sottolinea tuttavia che le cosiddette perdite tecniche non superano l’8% su questa parte iniziale dell’acquedotto. “È in seguito, nei centri abitati, con tubi più piccoli, che le perdite si moltiplicano”, continua Gerardo Grippo. Dell’ordine del 20-25%. Tanto più che, nel passato, il denaro versato da Roma e poi dalla Comunità europea è stato utilizzato innanzitutto per costruire nuovi condotti, come desiderato dagli imprenditori edili locali interessati piu’ a compiacere il loro elettorato che ad investire nella manutenzione della rete esistente. Ma, moltiplicando le canalizzazioni, si è anche aumentato il rischio di perdite.


Con l’esaurimento dei finanziamenti pubblici, la Basilicata ha cominciato prendere sul serio la gestione dell’acqua. I paesi che si approvvigionavano direttamente alla sorgente devono ormai pagare l’acqua. La società Acquedotto Lucano è stata creata e si sta impegnando nella modernizzazione della rete. Un accordo innovativo con la regione Puglia, approvigionata idricamente dalla Basilicata, è stato raggiunto e permette di finanziare una parte della manutenzione delle canalizzazioni. “Una volta, quando raccomandavamo un migliore utilizzo dell’acqua e la lotta agli sprechi, ci ridevano in faccia, spiegano Antonio Lanorte e Pietro Fedeli, due responsabili dell’associazione ecologista Legambiente. Oggi, il nostro discorso viene accolto meglio, ma sappiamo che è soprattutto per ragioni economiche. Dal momento che non ci sono più soldi, le collettività locali hanno capito che una buona gestione dell’acqua, come del resto quella dei rifiuti, era necessaria.”


L’acquedotto Lucano si sta impegnando a ridurre le perdite amministrative, in particolare la deviazione d’acqua da parte degli agricoltori o degli abitanti, che rappresenta la parte principale delle perdite totali. Con la complicità dei politici, i contatori sono praticamente tutti installati nelle abitazioni private. È dunque sufficiente installare delle derivazioni illegali appena prima del contatore affinché altri utenti – la maggior parte delle volte parenti che vivono nei paraggi – possano rubare l’acqua pubblica.


“Non possiamo intervenire senza autorizzazione su terreni privati” si lamenta Gerardo Grippo. “Quando c’è una perdita in un condotto illegale, c’è un danno doppio, tecnico e amministrativo.” E aggiunge sorridendo: “Per fortuna ci sono a volte delle lotte nelle famiglie, in particolare al momento di spartire le eredità, che provocano liti e denunce.”


“Nei prossimi anni, cambieremo i contatori e continueremo a ridurre le perdite amministrative”, assicura il direttore dell’Acquedotto Lucano, che fa notare che a Potenza non ci sarà nessuna battaglia per la privatizzazione dell’acqua. L’attuale società è oggetto di consenso e la situazione dell’acqua non è affatto drammatica come in Sicilia dove, per esempio, la penuria di acqua viene organizzata consapevolmente per obbligare gli abitanti a fare ricorso a servizi privati di approvvigionamento camion-cisterne.


“A Potenza, le cose sono già cambiate un po’, i controlli sono aumentati” si rallegra un funzionario della Regione. “Ma come fare ad essere ottimisti? Vede laggiù, a Bandito, tra le ville abusive, troverà anche quelle di ufficiali dei carabinieri o di alti funzionari della città.”

L'articolo, in lingua originale, è leggibile sul sito del LES TEMPS a cura del gionalista Erik Jozsef. Vai all'articolo
La traduzione è a cura di Geopolitica.tk
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2 commenti to “I banditi d'acqua in Basilicata. Articolo di Les Temps”

  • 9 novembre 2010 alle ore 21:51
    astronik says:

    Ma ti pare normale che queste cose le debba scrivere un giornale svizzero?

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  • 9 novembre 2010 alle ore 21:58

    Qualcuno dice che la basilicata è la svizzera del sud!!!

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