30 apr 2010

IL TRENO DELL'OBLIO: Balvano (Basilicata) una strage che non fa notizia

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Correva il 1944. Per essere precisi era il 3 marzo 1944. La chiesa festeggia San Tiziano vescovo di Brescia. Un giorno normale come tanti prima e tanti che seguiranno. Un giorno normale fino a a quel momento.
Quando nella quotidianità fatta di microstorie avvenne quello che nessuno avrebbe mai immaginato accadesse.
L'impensabile accadde in un angolo remoto della periferia di un mondo troppo impegnato con la grande storia.
Balvano in terra di Basilicata divenne l'epilogo di molte vite e l'inizio di una tragedia.
La sciagura del treno 8017 (3 marzo 1944) tristemente conosciuta anche con il nome di "disastro di Balvano", è il più grave incidente ferroviario per numero di vittime della storia d'Italia e d'Europa.

Antefatto
Nel primo pomeriggio del 2 marzo 1944, il treno merci speciale 8017, creato per caricare legname da utilizzare nella ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra, partì da Napoli con destinazione Potenza.
Il treno era molto lungo, perciò venne dotato di una locomotiva elettrica molto potente che, nella stazione di Salerno, fu sostituita da una macchina a vapore, per poter percorrere il tratto dopo Battipaglia che, all'epoca, non era elettrificato.
Il treno arrivò nella stazione di Battipaglia poco dopo le 6 del pomeriggio.


Storia
Alle 19:00, il treno 8017 partì dalla stazione di Battipaglia, in direzione di Potenza, mosso dalle due vaporiere 476.020 e 480.016 di pertinenza del deposito di Salerno. Era composto da 47 vagoni e 2 locomotive per superare le impegnative pendenze, dato il ragguardevole peso di 520 tonnellate.
In origine non era prevista la seconda locomotiva, ma la necessità di spostare la macchina 480 da Battipaglia a Potenza spinse ad aggiungerla in testa al treno per rendere più facile il duro valico tra Baragiano e Tito. Come tutte le locomotive dell'epoca, entrambe le macchine avevano la cabina aperta, alimentate a carbone spalato da fuochisti e controllate da un macchinista.
Sul treno salirono centinaia di viaggiatori clandestini provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano, stremati dalla guerra, che nei paesi di montagna lucani speravano di poter acquistare derrate alimentari in
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6 apr 2010

I fuochi di San Giuseppe

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Focarazz”,“fucanoi”,“fusteletuat”,“ fucatazzi”: in giro per la Basilicata sono tanti i nomi che vengono dati ai falò che illuminano e riscaldano le vigilie di alcune festività del calendario cattolico. Tra queste, la prima dell’anno legata ai riti del fuoco è quella di Sant'Antuono Abate, protettore degli animali. Tra le più diffuse invece è quella legata alla festività di San Giuseppe, in cui rioni e contrade accendono falò, gareggiano per quelli più alti o addirittura attraversano le fiamme. Si tratta di usanze diffuse in tutto il Mezzogiorno e, in Basilicata, le località che la sera del 18 o 19marzo conservano la tradizione di accendere i falò sono davvero tante. In alcune zone della Basilicata si tiene “u’ mitu”, una grande tavolata allestita per partecipanti e viandanti a base di “laganeddre e cicere” (lagane e ceci),che si conclude in serata con il “focarazzo”, un grande falò appunto. In tutte le località la festa risente dell’origine pagana dei riti di purificazione agraria legati alla fine dell’inverno: il 19 marzo infatti precede l’equinozio di primavera. E’ per questo che si bruciano i residui del raccolto dei campi, gli scarti della potatura degli olivi, i fasci di ginestra, o la legna raccolta dai ragazzini per le case del paese, e si accendono enormi cataste nelle piazze e nelle borgate rurali, per lasciarsi alle spalle l’anno trascorso e augurarsi una buona stagione. Quando il fuoco sta per spegnersi, in alcune comunità si usa scavalcarli con grandi salti,mangiare le patate messe a cuocere sotto la cenere, e portare nella propria casa, alla fine della serata, un po’ di brace che viene considerata benedetta. Una tradizione attribuisce l’origine di questi falò al fatto che San Giuseppe andasse casa per casa a Betlemme a chiedere un po’ di brace per riscaldare il Bambino Gesù. I fuochi di San Giuseppe animano un intero paese a Montescaglioso. Questo succede il 19 Marzo giorno di San Giuseppe (festa del Papà). Ogni ordine e grado di società civile si mobilita per avere il suo "fuoco". Questi frammenti video vogliono raccogliere la testimonianza di Bambini, giovani e adulti che vivono con passione questo evento. Alcune immagini della preparazione del Fuoco di S. Giuseppe al rione Palazzo di San Martino D'Agri (Pz). Intervista agli anziani del Vulture Fonte: alsia Share

1 apr 2010

Delfini tra le onde di Metaponto

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Metaponto il suo mare. In viaggio insieme ai delfini Share