30 dic 2008

Potenza 1 parte

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Potenza 2 parte

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Potenza 3 parte

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Potenza 4 parte

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27 dic 2008

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Dedicata a delle mie amiche svigliane che seguono questo blog. L'ho scritta durante il periodo trascorso in Andalucia. ANDALUCIA SOLO HAY UNA Andalucia che illusione Luogo d’amore e di sogno Di colori e di ricordi Di sevigliane, tori e donne. Andalucia che tristezza Luogo di rivendicazione Di treni persi e di lamenti Di sevigliane, tori e di donne. Andalucia unica e sola Sola con gli andalusi Uomini di donne e birre Di sole, poeti e cantanti. Andalucia: solo c’è ne una Altrove cambia nome Andalucia solo c’è ne una Due sarebbero troppe. Andalucia solo hay una! Share

22 dic 2008

Alcune leggende del Natale in Basilicata / Lucania

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La notte della vigilia di Natale una donna si recò alla fontana con il secchio per prendere l’acqua.Il mattino seguente al risveglio trovò una incredibile sorpresa, il secchio era pieno di olio e non di acqua.Il nonno, testimone di quel prodigio, prese a raccontare la leggenda di una povera mamma che alla vigilia di Natale voleva preparare le frittelle ai suoi sette figli, ma non aveva olio per friggerle.Si rivolse ai vicini e questi non vollero dargliene. La donna, mortificata, prese il
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Albano di Lucania e le sue storie

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Piazza San Pietro La Piazza San Pietro è tappezzata di ossa. Circa 40 anni fa, hanno trovato il corpo di una fanciulla avvolto in un abito bianco, ma soltanto un operaio è stato testimone di quella apparizione fugace. Aveva appena tolto il coperchio della bara quando gli apparve a suo dire una Santa come se fosse viva e vestita a festa. Un attimo dopo quell'essere soprannaturale si volatilizzò. E allo spettatore apparve soltanto un'esile striscia di polvere grigia. Ai bordi della cassa giacevano un pettine e una bambola.
la Roccia dell'Ischio Si narra che la Roccia dell'Ischio, un monolitico distante 1 Km. dal paese, custodisca un vitello d'oro, monete e tanti gioielli. La porta della spelonca, invisibile per tutto l'anno, si apre nell'attimo della consacrazione dell'ostia durante la notte di Natale e rimane aperta fino all'alba. Chi desidera impossessarsi del tesoro, deve sacrificare al diavolo la vita di "un'anima innocente". Senza l'uccisione di un bambino, chi entra, rimane imprigionato e viene inghiottito nelle viscere della terra.
Rocca del Cappello Sulla sponda sinistra del fiume Basento all'altezza di Albano, sull'orlo di un precipizio di fronte alle Dolomiti Lucane, torreggia un immane monolitico in arenaria alto più di 10 mt., sulla cui sommità poggia un'enorme masso che dà l'idea di un enorme cappello di fungo ombrelliforme, dal quale il monolitico prende il nome di "ROCCA DEL CAPPELLO". Questi massi erratici sono i segni imperituri della venerazione di sassi radicata nella coscienza religiosa umana sin dall'età preistorica. Sul lato S.E. del monolitico è inciso un cerchio con ai lati due brevi scanalature a destra. Nell'area circostante sono presenti alcune grotte e mura di contenimento a secco, un sentiero da località Monticello discende fino al monolitico. Percorrendo tale sentiero, sulla sinistra si nota un monolitico alto 7 mt. detto "ROCCA MOLARIA", e su uno dei suoi gradini è stilizzato un simbolo che sembra un fiore a 4 petali o una palmetta. Lungo tutto il sentiero vi sono 5 coppie di vasche scavate nella roccia, ricavate su due livelli e comunicanti mediante un foro. Infine al lato S.E. della Rocca del Cappello è scolpito un grande volto umano e sul fianco di un altro spuntone in arenaria levigato è inciso un segno di croce latina. Presso la Rocca del Cappello è stato rinvenuto un monogramma inciso su una lastrina di pietra rossa, che potrebbe rappresentare il famoso "Nodo di Iside" (pezzo di stoffa annodato in modo particolare), che fu l'amuleto più diffuso tra gli antichi egizi.
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12 dic 2008

Il castello di Cancellara e le su storie

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Alcuni anziani raccontano che questo castello fosse più grande dell’attuale, che ad esso si univa una cinta muraria che racchiudeva il paese e che riusciva a difenderlo; non è inusuale che si sia conservato solo la dimora principale, mentre le altre superfici furono adibite ad abitazioni private. Si racconta che quando fu costruito il castello, l’architetto, ignoto, volle costruire ben 365 stanze, tante quanti i giorni dell’anno; forse perché così il barone poteva goderne la luce da ogni angolo. A proposito della luce vi è un aneddoto molto interessante; pare che ancora oggi, qualcuno conosce una stanza del castello dove non compare per niente la luce. Molti hanno tentato di illuminarla senza riuscirci. Altra leggenda è quella della stanza del tesoro: pare che ci fosse una stanza contenente un tesoro il cui pezzo pregiato fosse una chioccia d’ oro con i pulcini anch’ essi dorati. Come ogni castello anche quello di Cancellara pare avesse un passaggio segreto che sbucasse fuori dal centro abitato, si presuppone vicino la fiumara.
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Irsina su Sereno variabile

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SERENO VARIABILE RAI 08.11.08 Video interessante, pieno di spunti su di un borgo lucano vicino Matera, IRSINA. Si accenna alle opere d'arti presenti nell'antica cattedrale, del Pizzicantò , dei Bottini, sistema antico di acquedotto a servizio della comunità e di un progetto che prevede l'acquisto di case del centro storico da parte inglesi, irlandesi e statunitensi.

http://www.youtube.com/watch?v=9mfQdbB6ciU&feature=related

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1 dic 2008

Palla a due

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PALLA A DUE Due al centro del cerchio. Gli altri otto intorno. Tutto è pronto. Tutti pronti a schizzare in alto, a scattare lateralmente o in avanti o a rincorrere qualcuno più abile e fortunato di lui che si sarebbe proiettato verso canestro. Di là dal cerchio, oltre, fuori dal rettangolo, molti, tanti occhi attendevano di seguire ogni movimento, ogni smorfia. Stava per iniziare una partita di basket, o pallacanestro. A dir il vero, stava per dare il via, non una partita qualsiasi, ma alla partita. L’incontro che avrebbe deciso l’intera sorte di una stagione. La sfida che poteva significare l’apoteosi o la distruzione di un’intero gruppo e di tutte le persone coinvolte. Le due squadre avevano avuto, fino a quel punto, un percorso strepitoso. Niente e nessuno sembrava reggere alla loro marcia inarrestabile. Le squadre avversarie cedevano una dopo l’altra. I giocatori avversari uscivano quasi sempre a capo chino consci della loro impotenza. Dopo ogni gara, i
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