28 ott 2008

Pasolini in Lucania su Repubblica

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A distanza di più di quarant'anni dal film di Pier Paolo Pasolini "Il Vangelo secondo Matteo" Giovanna Gammarota è andata in quei luoghi dell'Italia meridionale che il regista scelse per ambientarvi la vita di Gesù. Nasce così "Sopraluoghi in Lucania. Sulle tracce del 'Vangelo secondo Matteo' di Pier Paolo Pasolini", la mostra fotografica (dal 30 ottobre al 28 novembre 2008 alla Sala Santa Rita di Roma), che racconta in 35 fotografie scattate nel corso del 2006 la particolare esperienza artistica vissuta dalla Gammarota. Ciò che l'ha spinta a seguire le tracce del "Vangelo" non è stato il desiderio di mostrare le bellezze dei paesaggi ma il bisogno di verificare, fisicamente ed emozionalmente, se i luoghi avessero conservato la forza ancestrale che comunicavano nel film. Ne sono nate immagini volutamente semplici e dirette, che accolgono il trascorrere lento del tempo, ma proprio per questo si caricano di memorie, si rivelano capaci di ascoltare i silenzi della terra e il linguaggio delle cose. Immagini che dimostrano che "quel paesaggio è ancora lì intatto" come Giovanna Gammarota stessa racconta...CLICCA PER VEDERE LE IMMAGINI
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17 ott 2008

Film girati in Lucania

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1. NEL MEZZOGIORNO QUALCOSA È CAMBIATO, CARLO LIZZANI, 1949 2. LE DUE SORELLE, MARIO VOLPE, 1950 3. LA LUPA, ALBERTO LATTUADA, 1953 4. IL CONTE DI MATERA, LUIGI CAPUANO, 1957 5. LA NONNA SABELLA, DINO RISI, 1957 6. VIVA L’ITALIA, ROBERTO ROSSELLINI, 1958 7. A PORTE CHIUSE, DINO RISI, 1960 8. L’ITALIA NON È UN PAESE POVERO, JORIS IVENS, 1960 9. ITALIA ’61, JAN LENICA, 1961 10. ANNI RUGGENTI, LUIGI DI ZAMPA, 1962 11. I BASILISCHI, LINA WERTMULLER, 1963 12. IL DEMONIO, BRUNELLO RONDI, 1963 13. IL VANGELO SECONDO MATTEO, PIERO PAOLO PASOLINI, 1964 14. LA VEDOVELLA, SILVIO SIANI, 1964 15. MADE IN ITALY, NANNI LOY, 1965 16. C’ERA UNA VOLTA, FRANCESCO ROSI, 1967 17. IL DECAMERONE NERO, PIERO VIVARELLI, 1972 18. NON SI SEVIZIA UN PAPERINIO, LUCIO FULCI, 1972 19. ALLONSANFAN, P. E V.TAVIANI, 1974 20. ANNO UNO, ROBERTO ROSSELLINI, 1974 21. IL SOLE ANCHE DI NOTTE, P. E V.TAVIANI, 1974 22. IL TEMPO DELL’INIZIO, LUIGI DI GIANNI, 1974 23. L’ALBERO DI GUERNICA ,FERNANDO ARRABAI, 1975 24. VOLONTARI PER DESTINAZIONE IGNOTA, ALBERTO NEGRIN, 1978 25. CRISTO SI È FERMATO AD EBOLI, FRANCESCO ROSI, 1979 26. QUI COMINCIA L’AVVENTURA, CARLO DI PALMA, 1975 27. TRE FRATELLI, FRANCESCO ROSI, 1981 28. KING DAVID ,BRUCE BERESFORD, 1985 29. L’ UOMO DELLE STELLE, GIUSEPPE TORNATORE, 1995 30. DEL PERDUTO AMORE, MICHELE PLACIDO,1998 31. OGNI LASCIATO È PERSO, PIERO CHIAMBRETTI, 2000 32. IO NON HO PAURA, GABRIELE SALVATORES, 2002 33. LA PASSIONE DI CRISTO, MEL GIBSON, 2004 34. TERRA BRUCIATA, DI FABIO SEGATORI, 2004 35. IL RABDOMANTE, FABRIZIO CATTANI, 2005 36. THE OMEN - IL PRESAGIO, JOHN MOORE,2006 37. THE NATIVITY STORY, CATHERINE HARDWICKE ,2006 38. LO STALLO, SILVIA FERRERI, 2007 39. MINEURS, FULVIO WETZL , 2007 http://www.aptbasilicata.it/fileadmin/uploads/opuscoli_informativi/Brochures/Cineturismo_Monaci_ecc/Cineturismo_italiano.pdf http://www.sassiweb.it/films1/

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3 ott 2008

Il monachicchio

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Secondo la tradizione il Monachicchio era lo spirito di un bambino morto prima di ricevere il battesimo. Uno spiritello d’aspetto gentile, bello di viso, con in testa un berrettino di color rosso, “u cuppulicchii” (il cappellino). Appariva per lo più ai bambini come lui, e con questi trascorreva molto tempo a giocare, a ridere e a rincorrersi. Quest’ultima cosa era la più desiderata da lui, in quanto sapeva che i compagni di gioco facevano a gara per toglierli “u cuppulicchii” . Chi riusciva, infatti, a strapparglielo dalla testa, si metteva a raccogliere monetine d’oro che copiosamente cadevano a terra con un caratteristico tintinnio. Il Monachicchio, al contrario degli spiriti malefici, si mostrava ai bambini sia di giorno che di notte. La sua presenza non dava mai fastidio, anzi faceva piacere perché si presentava sotto le sembianze di un folletto ed era, quindi, molto vivace, scherzoso e giocherellone. I suoi lazzi preferiti erano: togliere le coperte dal letto, fare il solletico ai piedi e sussurrare dolci parole negli orecchi delle ragazzette. A queste, specie se erano paffutelle, leccava delicatamente le guance. Molte volte si posava come un incubo sul corpo delle persone, oppure s’introduceva nel letto per sollevare il cuscino dalla testa e soffiare nelle orecchie dei dormienti. Spesso si divertiva, durante la notte, ad annodare i peli della coda di asini e muli e la criniera dei cavalli, sotto la cui pancia si faceva trovare all’alba, quando i contadini si levavano dal letto. La mattina, mentre i padroni degli animali erano intenti allo scioglimento dei nodi, il Monachicchio assisteva divertito al paziente lavoro e rideva a crepapelle se non riuscivano a slegarli. Poi, tutto soddisfatto, battendo le mani, spariva nel suo fantastico mondo ove abitava in una grotta ricca di tesori. Carlo Levi nel suo libro "Cristo si è fermato ad Eboli" lo descrive così: «I monachicchi sono esseri piccolissimi, allegri, aerei, corrono veloci qua e là, e il loro maggior piacere è di fare ai cristiani ogni sorta di dispetti. Fanno il solletico sotto i piedi agli uomini addormentati, tirano via le lenzuola dei letti, buttano sabbia negli occhi, rovesciano bicchieri pieni di vino, si nascondono nelle correnti d’aria e fanno volare le carte e cadere i panni stesi in modo che si insudicino, tolgono la sedia di sotto alla donne sedute, nascondono gli oggetti nei luoghi più impensati, fanno cagliare il acre, danno pizzicotti, tirano i capelli, pungono e fischiano come zanzare. Ma sono innocenti: i loro malanni non sono mai seri, hanno sempre l’aspetto di un gioco, e, per quanto fastidiosi, non ne nasce mai nulla di grave. Il loro carattere è una saltellante e giocosa bizzarria, e sono quasi inafferrabili. Portano in capo un cappuccio rosso più grande di loro: e guai se lo perdono. Tutta la loro allegria sparisce ed essi non cessano di piangere e di desolarsi finché non l’abbiano ritrovato. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi è appunto di cercarli di afferrarli per il cappuccio: se tu riesci a prenderglielo, il povero monachicchio scappucciato ti si butterà ai piedi, in lacrime, scongiurando di restituirglielo. Ora i monachicchi, sotto i loro estri e la loro giocondità infantile, nascondono una grande sapienza: essi conoscono tutto quello che c’è sottoterra, sanno i luoghi nascosti dei tesori. Per riavere il suo cappuccio rosso, senza cui non può vivere, il monachicchio ti prometterà di svelarti il nascondiglio di un tesoro. Ma tu non devi accontentano fino a che non ti abbia accontentato; finché il cappuccio è nelle tue mani, il monachicchio ti servirà. Ma appena riavrà il suo prezioso copricapo, fuggirà con un gran balzo, facendo sberleffi e salti di gioia, e non manterrà la sua promessa». http://www.associazionefinisterre.it/cinti/cintidellamemoria_storie_monachicchio.htm Share