28 dic 2007

Io Aderisco

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Al Presidente del Consiglio, Romano Prodi; al Ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani; Al Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio; al Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, Filippo Bubbico; al Sottosegretario al Ministero delle Finanze, Mario Lettieri; al Sottosegretario alle Riforme Istituzionali ed ai Rapporti con il Parlamento, Gianpaolo D’Andrea; a tutti i Parlamentari lucani; al Prefetto di Matera, Francesca Adelaide Garufi; Al Prefetto di Potenza, Luciano Mauriello; al Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo; all’Assessore all’Ambiente della Regione
Basilicata, Gianni Rondinone; all’Assessore alla Sanità della Regione Basilicata, Rocco Colangelo; al Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata, Maria Antezza; A tutti i Consiglieri della Regione Basilicata; al Sindaco del Comune di Rotondella, Vito Agresti; a tutti i Sindaci della Basilicata; all’Autorità di Bacino, Potenza; all’Apat; al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola; al Presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero; Al Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino; a tutte le Segreterie dei Partiti Politici; alle Organizzazioni sindacali; A tutte le Associazioni Territoriali, All’Arpab... EVIDENZIA la presenza sul territorio lucano del Centro Nucleare Enea/Sogin della Trisaia di Rotondella. Esso è considerato il secondo sito italiano per pericolosità dopo quello di Saluggia: per i rifiuti nucleari di terza categoria ivi contenuti (ossia quelli più pericolosi la cui radioattività decade in migliaia di anni), per lo stato di conservazione e per le modalità di gestione sino ad ora adottate; la mancata messa in sicurezza del materiale nucleare presente nel Centro (che costituisce grave pericolo per le popolazioni) da circa tre anni sotto la gestione della Sogin Spa; la presenza di materiale nucleare di proprietà americana: 64 barre di uranio/torio più altri prodotti ad alta attività, residui del riprocessamento di altre barre lavorate (rifiuti di terza categoria) di circa 3 metri cubi di liquidi ad alta attività; la dichiarata pericolosità delle stesse barre di origine militare che possono essere utilizzate per la fabbricazione di armi nucleari; la presenza di un impianto di riprocessamento (Itrec) altamente pericoloso per le popolazioni ed il territorio sia qualora fosse rimesso in funzione, sia perché contaminato; la presenza di numerose fosse interrate (una definita “fossa irreversibile” dalla stessa Sogin - Enea) dove, per alcune, non è noto il contenuto radioattivo, mentre per altre ne è nota l’alta radioattività; la presenza di una condotta contaminata che dal Centro arriva sulla spiaggia del litorale jonico; la presenza dell’invaso della Diga di Monte Cotugno (500 milioni di metri cubi d’acqua) che si trova a monte del centro nucleare. Per essa non sono stati effettuati studi accurati per escludere danni alla struttura nucleare con devastanti conseguenze per le popolazioni in caso di tracimazione o rottura. CONSIDERATO i notevoli ritardi nell’attuazione del crono-programma dei lavori presentato da Sogin alle autorità regionali per la messa in sicurezza del sito della Trisaia; il fallimento del Tavolo della Trasparenza istituito dal Governo ed espletato in Regione per garantire trasparenza sui lavori di messa in sicurezza del centro nucleare. Si sono persi oltre due anni senza assicurare sicurezza e tranquillità alle popolazioni locali; gli incidenti nucleari denunciati (e non) che si sono verificati nel territorio per la presenza del centro nucleare già oggetto di inchieste giudiziarie da parte della Procura di Matera e di Potenza. le altre inchieste giudiziarie che vedono coinvolta la Dirigenza e il centro nucleare della Trisaia per traffico di rifiuti radioattivi (vedi rifiuti tossici nei calanchi di Pisticci e traffici con la Somalia); l ’assoluta mancanza di trasparenza sulle attività condotte per oltre 40 anni del centro nucleare della Trisaia; la mancanza di condizioni di trasparenza sulle attuali attività svolte presso il centro; che lo stesso centro potrebbe diventare deposito “provvisorio-definitivo” per ospitare altri rifiuti radioattivi provenienti dall’Italia e dal riprocessamento del combustibile nucleare italiano inviato in Francia ed in Inghilterra, cosi come prevede la Legge Marzano; che tutti gli impianti nucleari italiani saranno “svuotati” del combustibile nucleare che sarà riprocessato all’estero, ad esclusione del Centro della Trisaia, che nel 2020 (data del rientro dei residui del riprocessamento) rischia di ospitare i rifiuti nucleari divenendo di fatto sito definitivo; la mancanza di un operativo piano di emergenza esterna al Centro che tuteli le popolazioni in caso di incidente nucleare (piano di evacuazione ed interventi sanitari immediati); la mancanza nel piano di emergenza dighe dell’eventualità di evacuazione della popolazione che interessi l’area in cui è ubicato il centro nucleare. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche (Il Centro non è stato progettato per resistere a tale eventualità); la mancanza di un monitoraggio completo dei parametri ambientali (aria, acqua, suolo) e sulle matrici alimentari (carne, uova, pesce, flora, frutta, latte, etc) per la tutela delle popolazione dal rischio contaminazione radioattiva; la mancanza di una indagine epidemiologica sulla popolazione, trasparente anch’essa nella impostazione e gestione delle rilevazioni e magari realizzata con il coinvolgimento attivo dei cittadini; la mancanza di tutti gli strumenti sanitari pronti a fronteggiare una eventuale emergenza radioattiva; la militarizzazione del Sud ed in particolare la neonata base Nato di Taranto che rischia di ospitare i sommergibili nucleari della VI Flotta Americana in procinto di lasciare la Maddalena in Sardegna, con conseguente nuclearizzazione del Mar Jonio. Ciò creerebbe ulteriori e drammatici risvolti sul pericolo nucleare nel nostro mare ed evocherebbe il pericolo di nuovi depositi nucleari a scopo militare. CHIEDE AGLI ENTI PREPOSTI E AI RISPETTIVI RESPONSABILI: La messa in sicurezza delle scorie italiane nei siti ove attualmente sono ubicate; La restituzione di tutto il materiale nucleare “non italiano” ai legittimi proprietari; in particolare la restituzione delle barre di combustibile nucleare di Elk River e di tutto il combustibile riprocessato: 64 Barre di Uranio/Torio e i rifiuti delle lavorazioni (liquidi ad alta attività) dopo la sistemazione in sicurezza e, garantita l’inutilizzabilità futura per fini militari, agli Stati Uniti d’America. La risoluzione della controversia in merito alle barre di Elk River non è di natura giuridica, ma di natura politica. Come Coordinamento di associazioni lucane riteniamo responsabili della materia i rappresentanti lucani nel Governo Nazionale ed in particolare i sottosegretari lucani Bubbico, Lettieri e D’Andrea; gli altri parlamentari lucani dovrebbero esercitare potere di controllo e “pressioni”, informando e coinvolgendo i cittadini, pretendendo risposte alle interrogazioni effettuate; la creazione di un Ente pubblico, quindi controllabile, che dia garanzie di trasparenza e garantisca tutte le operazioni di sistemazione in sicurezza di tutto il materiale radioattivo presente nel centro nucleare della Trisaia, considerata l’inaffidabilità attualmente espressa dalla Sogin Spa; che si faccia luce su tutte le vicende legate alle inchieste giudiziarie che vedono coinvolto il centro nucleare della Trisaia e che vengano perseguite eventuali responsabilità per la gestione dell’Enea e della Sogin; il risarcimento economico da destinare ad iniziative di sviluppo economico e sociale del Metapontino per i danni indotti per la presenza del centro nucleare; uno studio sulle possibili conseguenze correlate ad una tracimazione dell’invaso di Monte Cotugno e il suo impatto sul centro nucleare posto a valle; che tutte le attività inerenti la conoscenza, la verifica e il controllo della sistemazione in sicurezza del materiale nucleare presente presso la Trisaia di Rotondella venga fatto coinvolgendo sopratutto le popolazioni locali;. La convocazione delle sedute del Tavolo della Trasparenza, a rotazione, presso lo stesso centro nucleare, presso il comune di Rotondella e presso tutti gli altri Comuni “satelliti”; che i sindaci del Metapontino, i loro tecnici di fiducia e le associazioni interessate siano parte integrante del Tavolo della Trasparenza (per cui si rende necessario l’adozione di un nuovo regolamento di gestione); tutti i cittadini interessati devono poter avere conoscenza di quando si realizza al Tavolo della Trasparenza ed accesso alla documentazione; di assicurare al più presto un monitoraggio ambientale per tutelare la salute di flora, fauna, cose e persone effettuati anche con metodi innovativi, quali il biomonitoraggio con insetti e/o piante in grado di rilevare con estrema attendibilità e semplicità l’evolversi dei parametri ambientali. Le sole centraline sull’aria montate dall’Arpab non bastano, i valori delle analisi devono essere accessibili a tutti per questioni di trasparenza e sicurezza sociale. Questo tipo di monitoraggio dovrebbe essere avviato prima delle attività di decommissioning e messa in sicurezza, operazioni estremamente pericolose sia per i lavoratori che per le popolazioni circostanti; di non cedere alla “logica delle compensazioni” (già aborrite nel dopo Scanzano), così come stanno riproponendo i sindaci auto-convocati (ed in questo ci chiediamo dove sia il Governo); di realizzare tramite le strutture sanitarie un’indagine epidemiologica utile per la programmazione delle attività di prevenzione sul territorio, non solo inerente il rischio radiologico; di attrezzare le strutture sanitarie presenti sul territorio per gestire una eventuale emergenza di contaminazione radioattiva; di attivare con risorse ordinarie disponibili una riconversione totale del centro nucleare dopo il decommissioning e la denuclearizzazione del sito per l’istituzione di facoltà universitarie al servizio del territorio (nelle specialità consone ad uno sviluppo sostenibile del Metapontino quali Agricoltura, Energie Rinnovabili e Turismo). In questo modo si darebbe un nuovo impulso al territorio con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali; il centro può essere riconvertito, inoltre, in un incubatore tecnologico per lo sviluppo delle imprese così come avviene con altri centri Enea ; le aree denuclearizzate possono essere riconvertite in aree di sviluppo commerciale industriale, per la presenza delle principali arterie di comunicazione (ferrovia, strada statale, porto di Taranto); di tutelare il nostro ecosistema e di istituire al più presto il Parco della Magna Grecia e il Parco dei Calanchi, l’istituzione dei parchi in oggetto oltre a tutelare l’ecosistema è occasione di sviluppo per i territori coinvolti oggi purtroppo interessati da fenomeni di forte inquinamento e da inchieste giudiziarie collegate alle ecomafie. ALLA PREFETTURA DI MATERA E DI POTENZA CHIEDIAMO di attuare al più presto il Piano di Emergenza nucleare per la tutela delle popolazioni ai sensi del Decreto legge 320/95; di redigere ed attuare un Piano di Emergenza dighe per tutelare le popolazioni a valle degli invasi, in particolare per la diga di Senise, del Pertusillo e di tutte le altre dighe ed invasi minori. AI SINDACI DI ROTONDELLA, DEL METAPONTINO E DELLA BASILICATA CHIEDIAMO: in qualità di responsabili della salute pubblica, di attuare concretamente il rispetto e l’applicazione delle leggi in materia di tutela della salute delle popolazioni, avviando, in primo luogo campagne di messa in sicurezza e bonifica delle innumerevoli micro e mega discariche, anche di rifiuti pericolosi, spesso oggetto di indagini della Magistratura; di costituirsi in un coordinamento permanete per la denuclearizzazione del metapontino, formalizzando la richiesta di un nuovo regolamento del Tavolo della Trasparenza che contemperi una più ampia partecipazione e con sedute “a rotazione”, come prima esemplificato; di ribadire che lo sviluppo economico passa attraverso la tutela del territorio e che nessuna compensazione ambientale potrà mai salvaguardare. ALLE ASSOCIAZIONI, AI MOVIMENTI E AI PARTITI POLITICI CHIEDIAMO: di far propria la volontà dei lucani e del popolo del Sud per una denuclearizzazione del territorio manifestata nel 2003 affinchè il centro della Trisaia divenga sede di facoltà universitarie per la ricerca in Agricoltura, Turismo, per l’applicazione le Energie Rinnovabili.LETTO E SOTTOSCRITTO - per conto della OLA [Organizzazione Lucana Ambientalista], che se ne fa portavoce, coordinatrice e promotrice - da: Comitato ANTI-ScorieM.A.P. N.S.T. Movimento Antinucleare Pacifista NoScorie TrisaiaComitato Lucano per il Controllo delle Scelte EnergeticheComitato per la Difesa di Bosco Mangarrone di RivelloComitato per il No alle Antenne Selvagge nel LagonegreseLipu NazionaleLipu Basilicata Forum Ambientalista NazionaleOsservatorio Nazionale Biodiversità della LipuItalia Nostra CalabriaAssociazione Verdi per la Pace, PolicoroOsservatorio Internazionale per la Tutela dei Diritti dei Lucani nel Mondo, ZurigoAssociazione Culturale AllelammieRete Jonica per l'AmbientePeaceLink, Taranto Arci, sezione di Pomarico (Matera)Accademia Kronos BasilicataAssociazione Lucana Internazionale, ZurigoIl Brigante LucanoCE.ST.RI.M. Centro Studi e Ricerche sulle Realtà MeridionaliPresidio Antinucleare di MetapontoCo.S.A. Comitato Salute Ambiente PollinoArcheoart, PolicoroFare Verde CalabriaArchivio Lucano delle VociComitato contro i soprusi alla salute pubblica, Nova SiriCentro Mediterraneo delle ArtiN.I.MER. Nuova Identità MeridionaleAssociazione Terra dei Calanchi [Le Adesioni al presente Documento sono in continuo aggiornamento] Share

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